Una cittadina sperduta del Nord America, una persona scomparsa, un laboratorio misterioso. Di quale serie sto parlando? Avete ragione, elementi comuni a troppi titoli. Aggiungo eventi misteriosi, ragazzi che indagano e qualche altro cliché fantascientifico. No! Incredibilmente non sto parlando di Stranger Things. Il 3 aprile su Amazon Prime Video ha fatto il suo debutto Tales from the Loop la nuova serie tv di genere fantascientifico con, non troppo velate, sfumature da “teen drama”, tratta dall’opera dell’artista svedese Simon Stålenhag. Se dovessi fermarmi qui sembrerebbe che io non abbia un’opinione molto lusinghiera del nuovo show firmato Amazon Television, invece è una produzione che mi sento assolutamente di consigliare. Non desidero continuare ad aggiungere ulteriori dettagli, credo che nell’incipit io sia stato già abbastanza generoso a riguardo. Lo so, provocatorio sarebbe un aggettivo più calzante, ma volevo attirare la vostra attenzione. Forse con la sigla di Stranger Things ho oltrepassato il limite, ma a mia discolpa vorrei sottolineare quanto io apprezzi questo pezzo: lo ritengo davvero ben fatto e capace di rendere bene anche se slegato dalla serie tv con cui viaggia da ormai quattro anni. Dopo questo excursus è bene tornare all’argomento principe di questo articolo: le somiglianze con la serie Netflix dal successo straordinario sono molteplici, non c’è dubbio, ma la narrazione è molto diversa, a volte con un ritmo estremamente lento, ma necessario a creare un vero e proprio assorbimento dello spettatore. Dettagli curati, uno stile di ripresa coinvolgente, una trama, seppure non originalissima (ho già trattato questo tema in un articolo precedente), invitante: questi alcuni degli ingredienti che contribuiscono alla riuscita di Tales from the Loop. La mia speranza è quella di vedere presto una seconda stagione.
Stranger Tales
Updated: Apr 18, 2020
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